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Affitti a nero

In data 7 dicembre 2011 su Il Sole24ore apparve un articolo di aggiornamento sugli effetti che aveva prodotto la cedolare secca sugli affitti in nero.
L'articolo iniziava con un laconico "almeno per ora la cedolare secca ha fatto flop". Il sistema della cedolare secca, introdotto nel 2011 per tassare forfettariamente i redditi da locazione ad uso abitativo, ha comportato, da una parte, una diminuzione dei canoni di locazione avendo generato un ampliamento dell'offerta di immobili, ma dall'altro non ha contribuito a far emergere del tutto gli affitti a nero.

Il fenomeno delle locazioni in nero non sembra affatto scomparso, a distanza di tre anni dall'introduzione del sistema della cedolare secca. Su tutto il territorio regionale si sono avute solo poche segnalazioni di inquilini con contratti non regolari, nella stragrande maggioranza dei casi completamente a nero. Si è preferito in tali casi percorrere la via della conciliazione con il proprietario dell'immobile, in quanto le sanzioni sono così alte che gli stessi inquilini (in prevalenza cittadini stranieri) preferiscono cercare un accordo.
In ogni caso le locazioni a nero ancora resistono fortemente, specie attraverso il meccanismo di dichiarare solo la metà del canone che viene effettivamente pagato.

Per i nuovi contratti stipulati dopo l'entrata in vigore della normativa, l'opzione per la cedolare secca sugli affitti è stata abbastanza scelta dai proprietari di immobili, le percentuali variano a seconda delle città ed essa normalmente è stata attivata quasi sempre da un target medio alto, con disponibilità di più immobili.

Andrea Casarini, presidente provinciale dell'UPPI di Bologna fa però notare come, sotto il profilo della lotta al sommerso, i risultati sono stati praticamente molto scarsi.
Su questo aspetto se andiamo a considerare che la finalità principale della normativa in tema di cedolare secca è stata quella di contrastare l'evasione fiscale nel settore delle locazioni incentivando la registrazione dei contratti di locazione e la denuncia, in dichiarazione, dei canoni percepiti, appare quanto mai evidente come tale sistema abbia fatto veramente un buco nell'acqua, come del resto evidenziato all'inizio dell'articolo de Il Sole 24ore.

Un altro articolo interessante che spiega la vicenda di 5 ragazzi studenti a Bologna che stavano in affitto a nero per il tramite di un altro ragazzo. La vicenda ha dell'incredibile. Leggi tutto...

Attualmente nelle grandi città del Nord, il business più redditizio degli affitti in nero è diventato quello degli alloggi destinati agli extracomunitari irregolari. Soprattutto perché per stare in questo "mercato" gli alloggi non hanno bisogno di alcuna manuntenzione / ristrutturazione. Il centro storico di Bologna è pieno di alloggi fatiscenti affittati in nero a clandestini, e la situazione è sotto gli occhi di tutti, ma da parte dell'amministrazione comunale non c'è la minima volontà di sanarla. Infatti, se provate a segnalare le situazioni sospette alla Polizia Municipale sollecitando controlli, vi risponderanno che la vostra "è una affermazione grave che dovreste fare solo se siete assolutamente sicuri", e in ogni caso "la Polizia Municipale non ha la facoltà di effettuare questo tipo di controlli".

Quando i nostri figli vanno a studiare in una città universitaria molto spesso finiscono nella rete degli affitti in nero. E il copione è quasi sempre lo stesso. Gli annunci nelle bacheche delle facoltà, il passaparola, molte telefonate. Tutto per trovare una stanza, o anche solo un posto letto, in appartamenti spesso fatiscenti, ma con prezzi quasi mai a buon mercato.

inquilino spioneE' ormai risaputo che, specie nelle città universitarie,il fenomeno degli affitti a nero per immobili concessi in locazione a studenti costituisce una fonte di redditi per i proprietari che sfugge a qualsiasi tassazione.Le cose non vanno molto meglio per quanti, non più studenti, cercano una casa in affitto. Sono 500 mila, infatti, i contratti di locazione non registrati. Con un'evasione fiscale stimata in 1 miliardo di euro l'anno (cifra record, che sarebbe sufficiente a pagare le spese annuali della Camera dei deputati o a finanziare la costruzione di alloggi popolari e case dello studente)

Con il periodo d'imposta 2011 il legislatore ha introdotto la tassa piatta ossia la "cedolare secca", la tassa unica che, in un certo senso ha modificato la tassazione del mercato delle locazioni: sostituisce l'Irpef e le relative addizionali, l'imposta di registro e quella di bollo. Il debito erariale, infatti, si chiude con il pagamento di un forfait pari al 21 per cento per i contratti a canone libero (quattro anni più quattro), e al 10 in caso di canone concordato (tre più due). A conti fatti, consente un buon margine di risparmio soprattutto a quei proprietari di casa che dichiarano un reddito da almeno 28.000 euro l'anno.

Il vantaggio c'è anche per gli inquilini che vivono in affitto senza un contratto. Il consiglio per loro è quello di parlare al proprietario per illustrargli gli sconti fiscali a cui andrebbe incontro applicando la normativa sulla cedolare.

Il problema è che nella maggior parte dei casi si instaura tra proprietario ed inquilino una specie di patto extrafiscale, vuoi perché l'inquilino stesso non desidera inimicarsi il proprietario vuoi perché quest'ultimo gli viene incontro con un pò di sconto sul canone pattuito (un pò come succede quando vai da alcuni dentisti che ti propongono uno sconto se la cura odontoiatrica si può fare senza emissione di fattura).

Se il proprietario proprio non ci sente, per uscire da situazioni di illegalità, l'inquilino può prendere l'iniziativa e chiedere di registrare il contratto in qualsiasi sede dell'Agenzia delle Entrate. È semplice: non costa nulla e non serve neanche l'assistenza di un avvocato. In questo modo si può ottenere un classico "quattro più quattro" e il canone verrà calcolato moltiplicando per tre il valore annuo della rendita catastale. Che è sempre molto più bassa rispetto al prezzo di mercato per l'affitto.

L'osservazione è del tutto vera, ma in realtà quanti ce ne sono state di denunce volontarie da parte dell'inquilino in tutta Italia? Poche, anzi pochissime.





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